“La mia speranza è che, attraverso il mio racconto, anche voi possiate condividere l’emozione che ho vissuto io incontrando di persona coloro a cui, grazie alla vostra generosità, viene salvata o restituita la vista in questo luogo così remoto.”
Barbara è stata nel distretto di Kurigram, che confina con l’India ed è vicino al Bhutan. Di tutti i 64 distretti del Bangladesh, quello di Kurigram è il più povero. La vita è molto difficile e ogni anno ci sono pesanti inondazioni. Il 77% della popolazione vive in stato di povertà e il 54% in stato di povertà estrema.
“Ho partecipato ad un campo visite e la prima cosa che mi ha colpita è stato l’alto numero di donne presenti, di gran lunga superiore a quello degli uomini. Questo dimostra che le donne con problemi di vista hanno maggiori difficoltà a trovare l’aiuto di cui hanno bisogno nella vita quotidiana” racconta Barbara.
Tra le tantissime persone che erano lì per farsi visitare, ha incontrato due donne molto sorridenti: Shefali e Halima. Entrambe non vedevano nulla a causa della cataratta, ma un mese prima, grazie all’operazione, avevano riacquistato la vista dal primo occhio e ora stavano per essere operate anche al secondo.
Barbara le ha seguite, insieme ad altri pazienti, dall’arrivo al campo, fino all’operazione, alla rimozione delle bende e infine alle dimissioni dall’ospedale.
Dal campo visite, infatti, le persone a cui viene diagnosticata la cataratta vengono accompagnate in pullman direttamente all’ospedale.
Lì, Barbara ha incontrato anche Rahat, un bimbo di tre anni che da 10-12 giorni aveva un problema all’occhio, ma a cui fino a quel momento avevano dato solo rimedi omeopatici.
Il costo del viaggio e la perdita di una giornata di lavoro erano un deterrente molto forte e solo il peggioramento di Rahat aveva indotto i suoi genitori a portarlo in ospedale. Gli è stata diagnosticata una congiuntivite virale e finalmente ha potuto ricevere le cure necessarie.
Dopo l’incontro con Rahat e con la sua mamma e il suo papà, Barbara ha assistito anche ad alcuni interventi di cataratta e racconta: “In sala operatoria sono rimasta impressionata dall’efficienza del sistema adottato: mentre il chirurgo operava una paziente, ne preparavano un’altra sul letto accanto. Appena finiva un’operazione, il chirurgo si girava verso l’altro letto e ne cominciava un’altra.”
Barijon, una donna anziana che era completamente cieca, appena le è stata impiantata la lente intraoculare, ha detto all’improvviso “Posso vedere, posso vedere”. È stato un momento emozionante per tutti i presenti e ci ha dimostrato come, in un attimo, si possa passare dalla cecità alla vista.
Il viaggio è poi proseguito verso una scuola, dove tutti i bambini venivano sottoposti a test della vista e, se opportuno, all’esame della rifrazione.
Taposi, una bambina di 11 anni, ha candidamente ammesso di non aver mai visto bene la lavagna e di non aver mai neppure saputo che poteva esserci una soluzione: ora ha ricevuto gli occhiali di cui aveva bisogno e finalmente potrà proseguire i suoi studi con maggior profitto.
Le visite agli occhi nelle scuole sono uno strumento straordinariamente efficace che permette ai bambini di ricevere gli occhiali e le altre cure oculistiche di cui hanno bisogno, con un impatto incalcolabile sulla loro vita sia a livello di apprendimento sia sul piano sociale e personale.
Nella piccola città di Ulipur, Barbara ha avuto l’occasione di incontrare anche Shamsul, un sarto che non ha mai smesso di cucire e sorridere mentre le raccontava la sua storia.
Shamsul ha 65 anni e da 21 lavora con la sua macchina da cucire a pedale su un marciapiede, guadagnando da $1,50 a $2 al giorno, di cui spende $0,20 per il tragitto da e per casa.
La cataratta a entrambi gli occhi gli ha impedito di lavorare per sei mesi, fino a quando è stato sottoposto alle due operazioni.
Fortunatamente, il negozio davanti a cui lavora non ha permesso ad altri di occupare il suo posto e così, dopo essere stato operato ed aver riacquistato la vista, ha potuto riprendere la sua attività.
Shamsul incarna perfettamente l’approccio di Sightsavers: lavora silenziosamente, con umiltà, continuità e dedizione. E la sua storia spiega perché facciamo quello che facciamo: con un semplice intervento chirurgico, abbiamo aiutato Shamsul a tornare al suo lavoro, che è l’unica fonte di reddito per lui e sua moglie ed è indispensabile per la loro sopravvivenza.
Il viaggio di Barbara si è concluso con la visita di due piccoli villaggi abitati da gruppi etnici originari dell’India, vittime di discriminazioni e ad oggi sostanzialmente esclusi dalla società bangladese: gli Oraon che vivono a Binodpur e i Santal a Dhapudaypur.
Gli Oraon sono stati relegati forzatamente nel villaggio di Binodpur, dichiaratamente per proteggerli, ma in condizioni disumane. Le case sono minuscoli monolocali di lamiera marcescente, ampiamente danneggiati dal tempo e dalle inondazioni.
Fino all’arrivo di un operatore di Sightsavers, l’anno scorso, nessuno di loro aveva accesso alle cure oculistiche. Da allora, 20 persone hanno potuto ricevere gli occhiali e 8 l’intervento di cataratta di cui avevano bisogno.
Una delle donne operate di cataratta, Suko, a 75 anni lavora ancora a giornata nei campi, quindi la vista è necessaria per la sua sopravvivenza.
Racconta Barbara: “Nel villaggio di Dhapudaypur, ho poi incontrato Mongli, che è stata operata di cataratta ad aprile. Mongli e le sue nipotine hanno riso per tutto il tempo. Con un gran sorriso, ha detto felice: “Ora vedo meglio, posso occuparmi delle faccende domestiche, lavorare nei campi per guadagnarmi da vivere e preparare il cibo per il bestiame”.”
Nonostante i grandi ostacoli che gli Oraon, i Santal e tutte le persone che Barbara ha incontrato nel corso della sua visita devono affrontare quotidianamente, grazie a questo progetto e a chi lo sostiene la loro vista sarà salvata e il loro futuro, per quanto non facile, sarà certamente meno difficile.
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